Ana Ladas, Dance, Holland
Chantal Langlotz, Cello, Switzerland
Giacomo Calabrese, Dance, Italy
Simon Halbedo, Dance, Switzerland
Chantal Langlotz, Cello, Switzerland
Giacomo Calabrese, Dance, Italy
Simon Halbedo, Dance, Switzerland
presents
(Here we are like Autumn leaves on trees)
June 15th 2014, 21:00
Teatro Argot Sudio, Via Natale del Grande 27, Trastevere, Rome
Production:
Open Podium / Giacomo Calabrese / ITALY
Le Chambart / Simon Halbedo / SWITZERLAND
Links:
www.giacomocalabrese.blogspot.it
http://lechambart.blogspot.ch
(Italian text below)
(Italian text below)
Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie” (Here we are like leaves on trees, in Autumn) is
an Instant Composition* piece inspired by the verses of the famous poem by
Ungaretti dedicated to the soldiers in the war; soldiers awaiting their pending
doom. It is about the drama and precariousness of the human condition to remind
us how everything and everyone awaits its destiny in silence, immobile. But in this darkness, seeking a new sense,
life is recomposed, just as the seasons are cyclically renewed.
And
from this silence/waiting comes a moment generated by listening to the body,
making a decision or from a perception, where the bodies resonate and reveal
themselves to one another. They move,
leaving frames and imaginary lines drawn in space: frames and lines that bear
our marks. “The body unfolds its space, and unfolds itself within a space which
is not geometric nor its time chronological; a space where the world is
contained in a world-environment, where all things are manifested and all
unfolds. It moves through distances that are proportionate to its gestures,
accompanied by those words that arrive only where the sound of its voice can
reach. […] He plays
with modesty, flesh, clothing […].” Umberto Galimberti
“Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie” è un lavoro di
composizione istantanea* ispirato ai versi della celebre poesia che Ungaretti
ha dedicato ai soldati in guerra, soldati che vivono l'attesa di un destino
segnato.
Il dramma e la precarietà della condizione umana,
dunque, per ricordarci come tutto e tutti siano destinati, nell'immobilità
dell'attesa, al silenzio. Ma in questo buio, in una nuova ricerca di senso, la
vita torna a ricomporsi. Le stagioni ciclicamente si rinnovano.
E dal silenzio/attesa arriva un movimento, che
nasce dall'ascolto, da una percezione o per decisione. I corpi risuonano e si
rivelano l'un l'altro. Si muovono lasciando fotogrammi e segnando linee
immaginarie nello spazio, fotogrammi e linee che portano le nostre impronte:
"il corpo dispiega il suo spazio che non è geometrico, il suo tempo che
non è cronologico, dove il mondo si raccoglie in quel mondo-ambiente in cui si
dispiegano le sue cose, tra quelle distanze che sono proporzionali ai suoi
gesti, accompagnati da quelle parole che giungono fin dove giunge il suono
della sua voce […] gioca col pudore, con la carne, con le vesti […].” Umberto
Galimberti
* La composizione istantanea interroga la
pre-esistenza del significato di una pièce
teatrale, senza tuttavia negarla. L'essenza di una pièce può essere considerata come un substrato su cui e da cui la
coreografia può emergere e svilupparsi durante la sua esecuzione, nonché prendere forme diverse ogni volta che viene
eseguita. Ogni pièce, infatti, ha una
sua vita e una sua identità, dato che la continua trasformazione della forma è
connaturata alla sua essenza.
La
composizione istantanea è un atto creativo consapevole, capace
di fondere in un tutto unico colui che crea con l'ambiente circostante,
ma è anche atto politico di sovversione contro la “staticità” dei modelli
acquisiti per la sua capacità di ridisegnare e reintrodurre nuovi simboli.